TRITONIA + INFIORATA 2018














“e…e…e”, 2018
240° edizione della Tradizionale Infiorata di Genzano di Roma. Tappeto artista ospite.
Il lavoro presentato per l’Infiorata è una fitta rete di sfere multicolor su base verde che, come nella natura sistemica della fioritura, presentano un’esplosione moltiplicatoria del colore. È infatti il colore la cifra del perpetuarsi della vita in natura.
La congiunzione indicata nel titolo, al contrario del plurale, è il presupposto stesso della differenza. L’elenco prevede infatti uno stato di vicinanza prossima all’uguaglianza e che, allo stesso tempo, è differenza. Omogeneità ed eterogeneità, singolarità e pluralità, sono i principi dell’estetica rizomatica priva di centro e gerarchie tra i vari elementi costituenti un’immagine che si fonda su dinamiche germinative, reticolari, espansive e contaminanti.
e...e...e.../Tritonia
ARRIVA A PALAZZO SFORZA CESARINI “TRITONIA”
7 Giugno h.23:00 La mostra vede esposte le opere di Veronica Montanino, artista ospite della Tradizionale Infiorata 2018,
dal 10 giugno al 31 agosto
TITOLI DELLE OPERE:
1 – opera in petali su strada: e…e…e
2 – installazione nella prima sala al piano terra di Palazzo Sforza Cesarini: Tritonia, intervento site specific a cura di Anna Maria Panzera
COMUNICATO STAMPA DELL’ARTISTA OSPITE, VERONICA MONTANINO
La tradizionale Infiorata di Genzano, manifestazione legata ai culti e ai riti della primavera, reca in sé ancora molto del “meraviglioso” da cui ha preso origine. Innanzi tutto la sua storia, che la riconduce a quella magnifica stagione dell’arte che è il Barocco; poi le tecniche dei maestri infioratori, in particolare lo spelluccamento, parola dal potere sinestetico; quindi la materia dei suoi tappeti, che esalta il valore dell’effimero, di una bellezza che deve rimanere negli occhi di chi guarda e non nell’opera realizzata, che invece sparisce.
Una nota poesia dialettale dedicata all’Infiorata, il cui autore è Mario Fagiolo, architetto e poeta col nome di Mario dell’Arco, lo dice chiaramente, scoraggiando qualunque morbosità decadente:
«Purtroppo, er giorno doppo è segnata la sorte de l’Infiorata: corolle morte su la via. De botto, giù da Santa Maria de la Cima se sfregna una cascata de regazini: un fiotto de majette color ginestro, sàusa, turrena, papavero, bluette e arriva fino in piazza. Una infiorata viva »
Questo stesso senso della vita, generativo, trasformativo senza ingenuità, Veronica Montanino propone per l’Infiorata di Genzano 2018, attraverso due opere.
La prima, dal titolo e…e…e sarà realizzata dai maestri infioratori genzanesi per prendere il posto che le spetta come ospite della manifestazione. Una congiunzione che indica accostamento, enumerazione, sommatoria di elementi uguali e diversi, generati dal colore e dalla sua natura espansiva e stratificata. Come nell’indole sistemica della fioritura, l’esplosione moltiplicatoria delle sfere multicolor diviene cifra del perpetuarsi della vita in natura. Un’estetica rizomatica caratterizza il lavoro dell’artista, per sua stessa dichiarazione: priva di centro e gerarchie tra i vari elementi costituenti l’immagine, l’opera conduce attraverso principi di omogeneità ed eterogeneità, singolarità e pluralità in continua dinamica. Natura contro cultura, sembrerebbe, ma in questo è l’assenza di ingenuità di cui sopra. Attraverso una semantica del colore così radicale, Veronica Montanino propone un profondo discorso filosofico (in ciò raffinatamente culturale) e un antidoto a ogni artificiale costruzione nichilista presente nei vari saperi e nelle varie erudizioni.
Il discorso prosegue nelle sale di palazzo Cesarini Sforza adibite a contenere le esposizioni. Sorprendentemente la proposta dell’artista si alloca ancora una volta in orizzontale, decostruendo la consueta relazione che osservatore e opera d’arte intrattengono negli spazi chiusi. Si dovrà guardare per terra, la distanza tra l’occhio e l’opera sarà l’altezza di ciascuno, non ce ne sarà una preferenziale, un punto di vista privilegiato che non sia la combinazione tra la posizione che si sceglie di prendere e i centimetri che natura ci ha dato; stemperata ogni attitudine anche vagamente contemplativa.
Trattenuta da una teca di vetro (abitualmente a protezione dell’antica pavimentazione), di cui sfrutta trasparenze, opacità, luci e ombre, Tritonia è un collezione di germinazioni, efflorescenze, concrezioni direttamente emerse dal lastricato della stanza. Un mare sommerso e vivo che si fa visibile, portando con sé i suoi tesori. Ritiratosi, della sua natura liquida lascia su oggetti multiformi solo le impronte cromatiche, scie e pellicole luminescenti. Il loro potere è quello di de-oggettivare forme e funzioni, innescando un rimando di sensi continuo. La tentazione di riconoscere ogni singola parte sarà forte almeno quanto il desiderio di lasciarsi andare alla nuova realtà delle cose. Un modo per allargare i propri spazi mentali, per guardare il teatro del mondo e noi stessi, come nelle wunderkammer di storica memoria.
L’arte è per definizione e per sua natura la nostra “stanza delle meraviglie”.
L’intervento è realizzato in collaborazione con lo Studio d’Arte Campaiola, Roma.


